Vajont senza fine by Mario Passi

Vajont senza fine by Mario Passi

autore:Mario Passi [Passi, Mario]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2023-09-21T18:02:13+00:00


L’ultimo tradimento

Siamo ormai alla guerra. Uno scontro sotterraneo ma durissimo fra l’intero «establishment» economico, finanziario e scientifico italiano e il giovane giudice istruttore di Belluno. Fabbri si rende conto che questa guerra gli costerà la carriera (trascorsa infatti interamente a Belluno, dove è stato anche procuratore della Repubblica, fino al momento della pensione), ma non può cedere, non se la sente di tradire le centinaia di superstiti e la loro attesa di giustizia. Di fronte alla perizia d’ufficio di Gortani, Desio e soci, un’autentica pietra tombale su ogni responsabilità nel disastro, gli avvocati di parte civile devono affrettarsi a predisporre valide memorie tecniche capaci di contrastarla. E si mettono in caccia di esperti ai quali affidare questo incarico. Non riescono a trovarne, almeno in Italia. La SADE (e certamente le sue consorelle in quelli che furono per decenni gli altri feudi idroelettrici regionali) aveva saputo creare attorno a sé un formidabile schieramento accademico. Il più autorevole geologo italiano, Giorgio Dal Piaz, fino alla sua morte aveva agito al servizio di Carlo Semenza, il progettista della diga. L’intero Istituto di idraulica dell’Università di Padova, dal vecchio professor Marzolo a Ghetti, partecipava a un organismo come il Centro modelli di Nove, finanziato dalla SADE per svolgere attività di ricerca nell’esclusivo interesse della Società adriatica. Il professor Penta da un lato faceva parte della Commissione di collaudo della diga, nominata dal ministro dei Lavori pubblici e da un altro operava come consulente della SADE. Fra gli esperti della Commissione ministeriale d’indagine costituita dopo il disastro figuravano uomini che nel 1957, come membri del Consiglio superiore dei lavori pubblici, avevano approvato il progetto del Vajont, quali il professor Supino, o il professor Arredi componente la Commissione tecnica dell’ENEL.

Un intrico strettissimo di titolari di cattedre universitarie, di personaggi dall’indiscussa autorità scientifica, di componenti dei più alti uffici di consulenza dello Stato. Un sistema dal quale dipendeva inoltre, per il meccanismo delle docenze e dei concorsi universitari, il futuro di intere leve di giovani studiosi. Al di là della volontà stessa degli interessati, l’influenza della posizione assunta da un simile gruppo di personalità del mondo accademico italiano circa il disastro del Vajont non poteva non risultare determinante. Di fronte a un evento di tanta gravità l’intero ambiente scientifico internazionale era apparso scosso e in fermento. Da noi, nessun parere autonomo si alza, il coro è dominato da un unico motivo, quello dell’imprevedibilità. Bisogna tradurre uno studio tedesco del marzo 1964 (G.C. Toendury, G. Schnitter, E. Weber, La catastrofe del Vajont in Alta Italia) per leggere che già la prima frana del 4 novembre 1960 costituiva «il crollo preliminare che annunciava il disastro incombente». E nello stesso mese l’americano G.A. Kiersch analizza in un suo saggio i tre fattori per nulla imprevedibili che causarono la catastrofe: «1) Conformazione geologica avversa nella zona del bacino. 2) Condizioni artificiali imposte dall’invaso d’acqua imprigionata nella sponda, pregiudicanti il già instabile equilibrio dei ripidi fianchi rocciosi. 3) Il progressivo indebolimento della roccia con l’andar del tempo, accelerato dall’eccessivo accumulo d’acqua superficiale».



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.